Trenta anni spesi bene: le Fondazioni di origine bancaria – di Guido Gianferrara

Nate nel turbinoso processo di privatizzazione dei settori industriali che ha caratterizzato gli anni novanta dello scorso secolo, le Fondazioni di Origine Bancaria (FOB), da soggetti di natura giuridica e finalità incerta, quanto meno nell’iniziale processo di razionalizzazione del sistema bancario italiano, sono oggi divenute, come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione del Congresso ACRI del 2018 a Parma, “corpi intermedi tra cittadini e istituzioni, con forte vocazione territoriale, attente al patrimonio di valori delle comunità locali, [che] favoriscono il benessere delle comunità e contribuiscono allo sviluppo del Paese”.

Quest’anno ricorre il trentennale della legge 218/1990 istitutiva delle FOB, cd. legge Amato, che, con poche norme, ha avviato il processo di privatizzazione delle banche conducendo, tra l’altro, ad una netta separazione tra attività creditizia, da un lato, e attività filantropica dall’altro.

Particolarmente travagliata è stata la fase iniziale, in cui a questi nuovi enti si vedeva attribuita talvolta una funzione di supplenza dello stato sociale, talaltra di investitori istituzionali, così come, mutando di prospettiva, la natura giuridica spaziava dalla qualificazione di “enti pubblici infrastrutturali” a soggetti di diritto privato tout court.

Tuttavia, alla fine degli anni novanta, nell’ambito del processo di ristrutturazione della “foresta pietrificata”, come Giuliano Amato definì il sistema bancario italiano, le FOB hanno ottenuto quella necessaria qualificazione, in parte già presente in nuce, che ancora oggi le caratterizza.

Enti privati, senza fini di lucro, dotati di personalità giuridica con piena autonomia statutaria e gestionale, che perseguono scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo  economico, è stata, infatti, la definizione delle FOB nella legge delega Ciampi del 1998, poi sfociata, con inevitabili modifiche, nel d. lgs. 153/1999, che imponeva, tra l’altro, la perdita della partecipazione di controllo nelle banche conferitarie.

Ciononostante, si resero necessarie le sentenze della Corte Costituzionale del 2003, per chiarire definitivamente ruolo e identità delle FOB, ribadendone così la natura privatistica, da un lato, e riconoscendone, dall’altro lato, il carattere dell’utilità sociale degli scopi perseguiti, collocandole così, con il definitivo ancoraggio all’art. 2 della Carta Costituzionale ed in diretto collegamento con l’art. 118, tra i soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali.

Altri importanti punti di snodo, nell’affermazione dell’autonomia e terzietà oltre che nell’armonizzare la regolamentazione delle FOB, sono stati l’adozione della Carta delle Fondazioni, in occasione del Congresso ACRI del 2012 a Palermo, ed il Protocollo d’intesa ACRI / MEF dell’aprile 2015.

Con la prima il mondo delle FOB si è dato un vero e proprio codice di autoregolamentazione, disciplinando governance, attività istituzionale e gestione del patrimonio.

Con il secondo, le FOB, proseguendo il percorso di autodisciplina, hanno condiviso con l’Autorità di Vigilanza i basilari principi in tema, tra l’altro, di governance, diversificazione degli investimenti e trasparenza dell’attività.

Sotto altro profilo poi, strategica e positiva, è stata la collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti al cui capitale le FOB partecipano dal 2003.

Superata la difficile fase iniziale, le FOB sono oggi un vero e proprio punto di riferimento territoriale rappresentando, come ha sottolineato lo storico Presidente dell’ACRI Guzzetti, “un’infrastruttura sociale in grado di favorire processi di amalgama territoriale e di valorizzare altri soggetti capaci di produrre benefici per la comunità di riferimento”.

In 20 anni le FOB hanno erogato circa 25 miliardi di euro sostenendo oltre 400.000 iniziative e, come evidenziato dall’attuale Presidente dell’ACRI Profumo, nella prefazione al Rapporto sulle attività delle Fondazioni nel 2019, di fronte all’emergenza Covid 19, hanno messo a disposizione dei propri territori di riferimento oltre 130 milioni di euro, tra stanziamenti diretti e raccolta di fondi, oltre ulteriori aiuti messi in atto dall’ACRI.

Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, housing sociale e rigenerazione urbana, Funder 35, Young Investigator Training Program, sono solo alcune delle tante iniziative promosse dalle FOB e che hanno contribuito a farne il punto di riferimento territoriale universalmente riconosciuto.

Delle oltre ottanta presenti su tutto il territorio nazionale Fondazione Sicilia (già Fondazione Banco di Sicilia), unica realtà presente nell’isola, è adeguatamente inserita nell’insieme.

Da sempre impegnata tanto nella valorizzazione dei patrimoni storico-culturali e architettonici quanto nella promozione di iniziative sul ruolo e le possibilità di sviluppo della Sicilia, segue attentamente le azioni di contrasto alle povertà ed alle diseguaglianze.

Dopo avere superato la difficile fase di avvio oggi le FOB sono chiamate ad affrontare la più grave crisi degli ultimi decenni.

La pandemia, tuttora imperante, sta facendo emergere nuove fragilità sociali oltre ad accrescere quelle già conosciute.

Questa è la nuova sfida con cui le FOB, ormai adeguatamente strutturate sotto il profilo normativo, dovranno confrontarsi nei prossimi anni nonostante la crisi dei mercati e la mancata erogazione dei dividendi da parte del mondo bancario.

Guido Gianferrara

 

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